Sangue del mio sangue

 

di Riccardo Spagnulo

liberamente ispirato a “Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello...” di Michel Foucault

con Simone Benelli, Tommaso Bianco, Matteo Di Somma, Maurizio Sguotti

regia di Maurizio Sguotti

spazio scenico Kronoteatro

costumi Francesca Marsella

disegno luci e tecnica Alex Nesti

produzione Kronoteatro

con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello, AstiTeatro e Residenze PimOff Milano

durata 55 minuti

 

...”Chiediamo insomma al nostro pubblico un'adesione intima e profonda. La discrezione non fa per noi. Ad ogni allestimento di spettacolo è per noi in gioco una partita grave. Se non saremo decisi a portare fino alle ultime conseguenze i nostri principi, penseremo che non varrà la pena di giocare la partita. Lo spettatore che viene da noi saprà di venire a sottoporsi ad una vera e propria operazione, dove non solo è in gioco il suo spirito, ma i suoi sensi e la sua carne. Se non fossimo persuasi di colpirlo il più gravemente possibile, ci riterremmo impari al nostro compito più assoluto.“ Antonin Artaud

 

Nel nord della Francia di inizio Ottocento, avviene un fatto di sangue che sconvolge l’opinione pubblica: Pierre Rivière, appena diciottenne, si macchia dell’omicidio a sangue freddo di sua madre, della sorella e del fratello di pochi anni allo scopo di “liberare il padre” dalle sofferenze della famiglia. Chi era, dunque, Pierre Rivière? Un contadino semianalfabeta, un folle, un assassino, un liberatore, un prodigio, un mostro? Difficile saperlo con certezza. Possediamo la sua ammissione di colpa, quaranta pagine scritte di suo pugno in maniera febbricitante, in cui si racconta come fosse un romanzo e numerosi atti processuali, interrogatori raccolti da Michel Foucault e la sua équipe, nel volume “Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre…”, edito da Einaudi. Abbastanza per dipingere un quadro storico, giuridico e forse anche medico, ma non per entrare nell’intima umana essenza dei personaggi di questa vicenda. E’ proprio a partire da questa mancanza, che, attraverso il teatro, cerchiamo di mettere alla luce gli aspetti contraddittori e stridenti della vicenda ancora propri della nostra realtà: il limite tra il ruolo di vittima e quello di carnefice, la costrizione e la docilità dei corpi ristretti, la banalità del male nella vita quotidiana, l’eterna lotta di maschile e femminile. Quello che ci interessa è di sradicare questo racconto dai cardini della Storia e farlo vivere ancora in una cifra sospesa vicina al nostro oggi, per mettere in luce come, nonostante cambino i modi in cui si manifestano gli universali di cui gli esseri umani sono fatti, è nell’eterna contraddizione e nell’impossibilità di una risposta univoca e semplicistica che vive la natura dell’uomo. Sia egli un ragazzo o un mostro.

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